domenica 2 febbraio 2020

dal blog: " Fra le righe"



Prendo spunto da una recente conversazione avuta con un amico.
Si ragionava di Storia, materia che ho apprezzato negli anni mentre in età scolastica me ne tenevo ben lontana segno di immaturità fortunatamente superata.
Almeno credo!
Ci si chiedeva per quale ragione non si sia capaci di fare i conti con il passato.
Pare poco invece è fondamentale se si vuole avere una visione del futuro plausibile.
Sostengo una cosa molto semplice.
Le persone ,qualora interessate all'argomento,si dividono in due gruppi.
Ci cono quelli che nella Storia cercano le colpe e c'è chi ne insegue le cause.
Ritengo che i primi si troveranno sempre in conflitto polemico che non va oltre la partigianeria sterile e ostile ad ogni argomentazione.
Mentre i secondi , in modo più fruttuoso,provano a rintracciare le cause per non commettere gli stessi orrori.
Una razionalità banale mi spinge a pensare che sia numericamente in vantaggio la prima schiera visto l'esiguità di dialogo sereno che avverto intorno.
A partire dai politici che dovrebbero fare ragion d'essere della premiante analisi dei motivi e che invece preferiscono più comodamente declinare superficialmente su qualunque cosa.
Una classe dirigente che non trova motivazioni sufficienti per sforzarsi di dare un senso al passato non ha diritto di chiamarsi tale.
La ragione di tutto questo è semplice alla fine;oltre alla pigrizia morale che li affligge e una bella dose di superficialità che demarca la loro pochezza,oltre a questo ,è gravissima la carenza di una solida base culturale
E quella non si crea con selfie o discorsi urlati.
La cultura è l'umiltà di riconoscere che siamo sempre carenti in qualcosa e che qualcun altro potrà insegnarcelo.
La cultura è scambio.
Esattamente come nella Storia dove si scambiano merci, opinioni e popoli.
Non mi dilungo oltre.

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